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Gnummareddhi

Redazione

Quando si parla di Puglia, il pensiero corre subito alle numerose bontà che la tradizione enogastronomica di questa regione riesce a proporre, combinando i sapori autentici di una terra ricchissima con proposte innovative e gourmet. Un esempio? Gli strepitosi gnummareddhi.
Si tratta di deliziosi involtini composti delle interiora dell'agnello e mantenuti fermi da una rete in materiale digeribile che si trova nella cavità addominale del povero animale, chiamato omento, oppure all'interno del suo budello. Le massaie più tradizionaliste sanno che il vero gnummareddho può essere realizzato solo da organi come il polmone, il cuore, il fegato e la milza perché più adatti a questo tipo di ricetta, caratterizzata da sapori forti e poco conosciuti dalle ultime generazioni.
Gli gnummareddhi si possono trovare piccoli circa 2/3 centimetri o più grandi, perché dipende dalle preferenze di chi li prepara, ma hanno tutti un sapore molto accattivante, soprattutto se accompagnati da un buon vino rosso locale.
Il loro nome deriva dalla parola latina gnomerru che sta per gomitolo, proprio per la forma tonda e aggrovigliata che presenta questa specialità. Generalmente vengono cotti alla brace, perché mantengono inalterato il sapore della carne diventando piacevolmente croccanti, ma sono molto gustosi anche cotti al forno con alcune spezie come l'alloro. In ogni caso presentano un sapore intenso e il profumo del buon cibo tradizionale. Possono essere abbinati ad un contorno fresco come l'insalata o alle patate al forno, connubio perfetto per una cena d'eccellenza. Provare per credere!