Per favore, non chiamatela lasagna ma Vincisgrassi
Redazione
Chi afferma che la gastronomia che si degusta nelle Marche, sia la prima nel nostro Paese per via della sua bontà e per gli ingredienti tipici che includono sia prodotti di mare che di terra, probabilmente non si sbaglia di molto. Questa regione che si dipana tra l'Adriatico e gli Appennini, offre veramente tanti prodotti da quali è nata una gastronomia tipicamente locale apprezzata anche fuori dai confini territoriali. È sufficiente pensare al brodetto di pesce, al coniglio in porchetta, alle olive ascolane tanto per dare un'idea.
Quello che vogliamo evidenziare quest'oggi, è uno dei piatti tipici della cucina marchigiana: i vincisgrassi, una sorta di pasta al forno che veniva preparata alla domenica e nei giorni di festa. Si trova traccia di questo piatto nel 1776 nel libro "Il cuoco maceratese" scritto da un certo Nebbia, che descrive questa proposta gastronomica come lasagna in princisgrass, anche se in quella versione da lui riportata la pietanza veniva irrobustita da tartufo e prosciutto.
Tuttavia, la tradizione prevede come condimento sugo di carne (non ragù), rigaglie di pollo e besciamella. Ma questa versione maceratese non è valida incondizionatamente perché ogni territorio ha la sua modalità di preparazione sia nel numero degli strati di pasta che nella tipologia degli ingredienti che può includere tartufi, funghi, pomodoro etc.
Leggenda narra che l'etimologia del nome Vincisgrass lo si deve ad un generale austriaco che nel 1799 liberò Ancona dalle truppe napoleoniche per restituire la città al Papato. Il nome del vincitore era Alfred Von Windisch-Graetz e una certa italianizzazione del suo cognome potrebbe aver originato quel vincisgrass del quale il generale (pare), fosse ghiotto.
L'aria fresca, tersa e baciata dal sole del Monte Camposauro è stata la cornice perfetta per una giornata indimenticabile, ricca di emozioni e esperienze autentiche.
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